di commentarlo
L'arrocco e la fine.
di Ritanna Armeni - il Riformista del 30/12/08.
Ci sono articoli che si scrivono con imbarazzo e con qualche sofferenza.Questo è uno di quelli. Per chi ha creduto per anni in un progetto politico radicale e avvincente come quello che ha portato alcuni anni fa alla nascitadel partito di Rifondazione comunista non è facile comunicare un'analisi euna percezione netta che la porta dire che quel progetto è morto. Quel che mi spinge a fare oggi un'affermazione tanto drastica è la recente vicenda di Liberazione. Il tentativo di chiudere l'esperienza di quel quotidiano attraverso un editore discusso e normalizzatore o attraverso il diktat del partito mi pare davvero l'atto di chiusura di un'esperienza politica importante sia per chi ci ha creduto e partecipato sia per la storia politica del Paese. Rifondazione comunista è nata dopo la svolta della Bolognina riunendo nella stessa formazione gruppi, tendenze e culture diverse della sinistra italiana: Ingraiani, cossuttiani, togliattiani, trotskisti e appartenenti ai gruppi della sinistra estrema degli anni Settanta. Nonché una parte consistente diquel popolo comunista socialmente e politicamente messo ai margini dallanascita modernizzatrice del Pds. Questa formazione aveva certamente un'identità di classe, ma anche una connotazione conservatrice e arretrata. Poteva diventare un piccolo mostro politico identitario e settario con gli occhi rivolti nostalgicamente al passato e scarsa capacità di analizzare e cambiare il presente. Così non è stato come anche i meno dogmatici e i più intelligenti dei suoi avversari si sono accorti. Il tentativo fatto negli anni che sono seguiti alla scissione dal Pci ha capovolto alcune facili previsioni e ha delineato un altro percorso. Il leader politico che l'ha perseguito con davvero straordinario coraggio e audacia, Fausto Bertinotti, si è posto l'obiettivo ambizioso di cambiare la sinistra, tutta la sinistra, a cominciare dal partito di cui era leader smantellando a uno a uno quei muri ideologici e culturali che la condannavano a un ruolo di retroguardia nel mondo dominato dall'ideologia neoliberista nella sua fase trionfante. Questo è stato il tentativo di introdurre nella politique politicienne di cui erano imbevuti i partiti italiani, le grandi questioni sociali. Questo lo sforzo di penetrare e di farsi penetrare dei grandi movimenti di massa (anche quelli che andavano oltre la tradizione del movimento operaio come il movimento no global) a costo di scalfire il moloch del partito. Questo è stato soprattutto l'innovazione culturale ed eversiva nella cultura della sinistra (anche di quella moderna e moderata) del riconoscimento degli "orrori" e non solo degli "errori" del comunismo e la lotta contro lo stalinismo. Inteso come concezione del potere, dello Stato e anche di quei rapporti fra le persone che permeano fortemente le relazioni nella politica. Questa infine l'affermazione della non violenza come idea forte, costitutiva di una sinistra che rifiutava davvero fino in fondo l'ideologia dell'avversario. E quindi si pronunciava contro la guerra, per la pace, sempre. La scommessa era grande e rischiosa. Si poteva cambiare radicalmente se stessi rimanendo altrettanto radicalmente critici nei confronti di un mondo dominato dall'ingiustizia sociale nelle sue forme più profonde e pervasive? Non è stato ovviamente un percorso semplice e privo di errori. Chiunque abbia partecipato a quell'esperienza potrebbe elencarli. Chi scrive, ad esempio, rimprovera a quel percorso un eccesso di illuminismo e cioè una eccessiva fede nelle idee e una scarsa attenzione alla relazione delle persone; una solo formale attenzione alla cultura femminile e una sostanziale indifferenza all'innovazione della forma partito. Ma quel percorso era comunque permeato da una profonda ricerca innovativa. E dalla convinzione che una sinistra radicalmente cambiata nei suoi contenuti e nelle sue forme avrebbe potuto portare (questa la seconda audace scommessa) un contributo necessario al governo del Paese. Bene, tutto questo è stato spazzato via. Questo progetto è stato sconfitto. Il modo in cui siamo stati al governo è stato il catalizzatore. Il che non significa - sia ben chiaro - che esso fosse sbagliato. La storia è piena di sconfitte di idee e progetti giusti. La recente crisi del capitalismo ha riabilitato, e con una forza incredibile persino per chi le ha sostenute, molte idee considerate fino a qualche mese fa "estremiste" e oggi adottate dai più potenti leader mondiali. Ma dobbiamo dirci, a costo di essere crudeli innanzitutto con chi ci ha creduto e con chi ci crede ancora che è stato battuto. Oggi al suo posto ci sono due entità. Rimane un partito che si chiama Rifondazione comunista, che vuole vivere e per farlo si affida aquella che negli scacchi è chiamata "la mossa dell'arrocco" ma che non ha alcun collegamento con quei progetti che ho sinteticamente riassunto. In esso permane una spinta anticapitalistica ma che pare indirizzarsi verso forme di neopopulismo più che verso la ricerca di efficaci forme di lotta sociale. C'è ancora un residuo di critica al potere e alle gerarchie, ma ridotta a qualche facile demagogia e a un inevitabile qualunquismo. Poi c'è l'entità (non so definirla diversamente) di coloro che con questo progetto non sono d'accordo, vedono il ritorno indietro verso una nostalgica inefficacia, che vorrebbero proseguire nel cammino cominciato, che tentano, ma, a loro volta, non sono in grado (per difficoltà oggettive o per difetti soggettivi) di riprendere in altre forme e in una situazione ben più difficile quel percorso di innovazione politica. Rimaneva Liberazione, un quotidiano eretico e audace. Capace di dire cose nuove, di aprire percorsi inesplorati e, naturalmente, di fare errori. Il tentativo di chiuderlo (e con quali metodi) mi pare la dimostrazione più chiara e dolorosa della fine di un'esperienza. Mi spinge a parlare di"morte". Per me scriverlo con tanta chiarezza non è facile, ma significa almeno poter cominciare a elaborare il lutto. E darsi la possibilità di ricordare ed esaminare criticamente, duramente e onestamente il passato. Mi pare - almeno personalmente - la condizione per poter nominare il futuro e impegnarsi di nuovo.
di Ritanna Armeni - il Riformista del 30/12/08.
Ci sono articoli che si scrivono con imbarazzo e con qualche sofferenza.Questo è uno di quelli. Per chi ha creduto per anni in un progetto politico radicale e avvincente come quello che ha portato alcuni anni fa alla nascitadel partito di Rifondazione comunista non è facile comunicare un'analisi euna percezione netta che la porta dire che quel progetto è morto. Quel che mi spinge a fare oggi un'affermazione tanto drastica è la recente vicenda di Liberazione. Il tentativo di chiudere l'esperienza di quel quotidiano attraverso un editore discusso e normalizzatore o attraverso il diktat del partito mi pare davvero l'atto di chiusura di un'esperienza politica importante sia per chi ci ha creduto e partecipato sia per la storia politica del Paese. Rifondazione comunista è nata dopo la svolta della Bolognina riunendo nella stessa formazione gruppi, tendenze e culture diverse della sinistra italiana: Ingraiani, cossuttiani, togliattiani, trotskisti e appartenenti ai gruppi della sinistra estrema degli anni Settanta. Nonché una parte consistente diquel popolo comunista socialmente e politicamente messo ai margini dallanascita modernizzatrice del Pds. Questa formazione aveva certamente un'identità di classe, ma anche una connotazione conservatrice e arretrata. Poteva diventare un piccolo mostro politico identitario e settario con gli occhi rivolti nostalgicamente al passato e scarsa capacità di analizzare e cambiare il presente. Così non è stato come anche i meno dogmatici e i più intelligenti dei suoi avversari si sono accorti. Il tentativo fatto negli anni che sono seguiti alla scissione dal Pci ha capovolto alcune facili previsioni e ha delineato un altro percorso. Il leader politico che l'ha perseguito con davvero straordinario coraggio e audacia, Fausto Bertinotti, si è posto l'obiettivo ambizioso di cambiare la sinistra, tutta la sinistra, a cominciare dal partito di cui era leader smantellando a uno a uno quei muri ideologici e culturali che la condannavano a un ruolo di retroguardia nel mondo dominato dall'ideologia neoliberista nella sua fase trionfante. Questo è stato il tentativo di introdurre nella politique politicienne di cui erano imbevuti i partiti italiani, le grandi questioni sociali. Questo lo sforzo di penetrare e di farsi penetrare dei grandi movimenti di massa (anche quelli che andavano oltre la tradizione del movimento operaio come il movimento no global) a costo di scalfire il moloch del partito. Questo è stato soprattutto l'innovazione culturale ed eversiva nella cultura della sinistra (anche di quella moderna e moderata) del riconoscimento degli "orrori" e non solo degli "errori" del comunismo e la lotta contro lo stalinismo. Inteso come concezione del potere, dello Stato e anche di quei rapporti fra le persone che permeano fortemente le relazioni nella politica. Questa infine l'affermazione della non violenza come idea forte, costitutiva di una sinistra che rifiutava davvero fino in fondo l'ideologia dell'avversario. E quindi si pronunciava contro la guerra, per la pace, sempre. La scommessa era grande e rischiosa. Si poteva cambiare radicalmente se stessi rimanendo altrettanto radicalmente critici nei confronti di un mondo dominato dall'ingiustizia sociale nelle sue forme più profonde e pervasive? Non è stato ovviamente un percorso semplice e privo di errori. Chiunque abbia partecipato a quell'esperienza potrebbe elencarli. Chi scrive, ad esempio, rimprovera a quel percorso un eccesso di illuminismo e cioè una eccessiva fede nelle idee e una scarsa attenzione alla relazione delle persone; una solo formale attenzione alla cultura femminile e una sostanziale indifferenza all'innovazione della forma partito. Ma quel percorso era comunque permeato da una profonda ricerca innovativa. E dalla convinzione che una sinistra radicalmente cambiata nei suoi contenuti e nelle sue forme avrebbe potuto portare (questa la seconda audace scommessa) un contributo necessario al governo del Paese. Bene, tutto questo è stato spazzato via. Questo progetto è stato sconfitto. Il modo in cui siamo stati al governo è stato il catalizzatore. Il che non significa - sia ben chiaro - che esso fosse sbagliato. La storia è piena di sconfitte di idee e progetti giusti. La recente crisi del capitalismo ha riabilitato, e con una forza incredibile persino per chi le ha sostenute, molte idee considerate fino a qualche mese fa "estremiste" e oggi adottate dai più potenti leader mondiali. Ma dobbiamo dirci, a costo di essere crudeli innanzitutto con chi ci ha creduto e con chi ci crede ancora che è stato battuto. Oggi al suo posto ci sono due entità. Rimane un partito che si chiama Rifondazione comunista, che vuole vivere e per farlo si affida aquella che negli scacchi è chiamata "la mossa dell'arrocco" ma che non ha alcun collegamento con quei progetti che ho sinteticamente riassunto. In esso permane una spinta anticapitalistica ma che pare indirizzarsi verso forme di neopopulismo più che verso la ricerca di efficaci forme di lotta sociale. C'è ancora un residuo di critica al potere e alle gerarchie, ma ridotta a qualche facile demagogia e a un inevitabile qualunquismo. Poi c'è l'entità (non so definirla diversamente) di coloro che con questo progetto non sono d'accordo, vedono il ritorno indietro verso una nostalgica inefficacia, che vorrebbero proseguire nel cammino cominciato, che tentano, ma, a loro volta, non sono in grado (per difficoltà oggettive o per difetti soggettivi) di riprendere in altre forme e in una situazione ben più difficile quel percorso di innovazione politica. Rimaneva Liberazione, un quotidiano eretico e audace. Capace di dire cose nuove, di aprire percorsi inesplorati e, naturalmente, di fare errori. Il tentativo di chiuderlo (e con quali metodi) mi pare la dimostrazione più chiara e dolorosa della fine di un'esperienza. Mi spinge a parlare di"morte". Per me scriverlo con tanta chiarezza non è facile, ma significa almeno poter cominciare a elaborare il lutto. E darsi la possibilità di ricordare ed esaminare criticamente, duramente e onestamente il passato. Mi pare - almeno personalmente - la condizione per poter nominare il futuro e impegnarsi di nuovo.
cominciando dalla fine, il discorso su Liberazione nostro modo di vedere va collocato in un panorama di costi insostenibili per un partito che non gode più dei benefici economici del passato, pertanto un passivo di 3 milioni di euro accumulati fino ad oggi, (al netto dei contributi statali.. che ricordiamo ammontavano a 25 milioni annui !!) che il partito comunque si è impegnato a coprire, non può obiettivamente essere più sostenibile.
ricordiamo a tal proposito le affermazioni di Sergio Bellucci che molti di noi della Biko ricordano nelle sue frequenti visite alle nostre iniziative,il Bellucci ebbe modo, in tempi non sospetti, di affemare che il Partito (quello di Bertinotti) si stava domandando a che pro spendere quei milioni di euro per un giornale che non ingranava e che spesso dava risalto ad argomenti e personaggi che nulla a vvevano a che vedere con il partito. Tra noi c'era chi si incazzava di brutto al solo vedere articoli di esponenti delle minoranze interne o paginoni interi dedicati a questo o quel personaggio che nulla aveva a che vedere con le priorità del partito.. ma, almeno a quei tempi, il giornale riportava articoli che riprendevano la linea ufficiale del Partito, oggi invece, pur ribadendo le difficoltà econimiche in cui il giornale si dibatte, va ad aggiungersi un giornale che quasi mai riporta la linea ufficiale del partito ma evidenzia spesso e con caparbietà le posizioni della MINORANZA mettendosi di fatto esso stesso al di fuori della denominazione che appare a fianco dell'intestazione ufficiale "ORGANO DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA".. al di fuori, di fatto, del partito stesso.
La vendita ad un editore "discusso" è un pretesto per Sansonetti e gli esponenti della ex dirigenza ora MINORANZA del partito per montare un "caso" che metta in cattiva luce l'attuale segretario e la linea politica ufficilae del partito.
Per quanto riguarda l'analisi politica della Armeni è fin troppo facile per noi rimarcare la sua quasi sospetta malafede, nessuno nel partito vuole riportare il partito al medioevo, ne tantomento si vuole ritornare all'elogio dello Stalinismo, semplicemente si è scelto di "rompere" con una linea (e i suoi sostenitori) che hanno portato RIFONDAZIONE comunista a firmare scelte, come il protocollo sul wellfare.. quando la sua stessa base pochi giorni prima aveva riempito le piazze di Italia per manifestare contro tale accordo.
in altre parole l'ammodernamento del progetto a cui mirava Bertinotti non è in discussione, quello che è in discussione è la mancanza di un limite sotto il quale RIFONDAZIONE non avrebbe dovuto scendere, limite che una volta superato ha reso troppo alto il prezzo pagato dal partito che si è ritrovato privo di quella identità che da sempre lo ha reso riconoscibile alla base di riferimento.
La permanenza ad ogni costo in progetto (governo Prodi) che non poteva stare in piedi, permanenza garantita anche a fronte di un completo stravolgimento del programma e delle sue priorità, da parte di Ds e Margherita, permanenza assicurata mentre andava formandosi una forza politica "altra" (PD) che aveva il chiaro intento di farci fuori da ogni ambito, permanenza che ha, di fatto reso labile, quando non inesistente, la differenza tra RIFONDAZIONE e le altre forze della coalizione.
A tutto ciò si vada ad aggiungere i continui rimandi del congresso, la disattesa "consultazione dei militanti" molte volte promessa e mai attuata, che impedivano alla base di far sentire la propria voce, ed infine la raffazzonata costituzione della SINISTRA ARCOBALENO che ha messo insieme visioni diverse del progetto per arrivare ad un mondo diverso possibile, visioni talmente diverse che, da subito hanno mostrato il fianco all'approssimazione. A Novate RIFONDAZIONE ha sostenuto DA SOLA la campagna elettorale pagando il prezzo più alto ad una strategia vergognosa del Pd nazionale (a cui la MINORANZA attuale del partito tende ad affiancarsi) che ci ha privato, con la menzogna, di centinaia di voti.
la Armeni prende fischi per fiaschi affermando che si ricorra ad un facile populismo, RIFONDAZIONE ora riparte da ciò che la gente vuole, aiuti concreti e LOTTA reale, opposizione reale, esempi reali di coerenza. Bertinotti e Sansonetti ma anche Vendola hanno dichiarato di ritenere il ...COMUNISMO acqua passata, un riferimento culturale ma non un modello da seguire.. basterebbero tali affermazioni per trovare chi ha UCCISO RIFONDAZIONE !
8 commenti:
Una intervista quella di Ritanna Armeni molto vicina alla realtà ma che vorrei dissociarmi su di un punto:
Liberazione a suo tempo fu voluta per dare visibilità al partito, fu uno sforzo economico voluto da tutti, era ovvio che da un giornale di visibilità così ristretta fosse vincolato ad un sacrificio economico nel comprarlo per almeno un terzo degli iscritti, così non è mai stato, ne desumo che i debiti accumulati sono causa principale dell' inefficace soccorso militante e che per questa ragione, le colpe non possono essere associate a Tizio o a Caio, se poi assommiamo a tutto ciò, il mancato contributo parlamentare di chi non c'è più ed il prossimo e probabile taglio del finanziamento pubblico il problema è di facile comprensione.
Trovo che tutte queste polemiche che ne derivano siano solo strumentali e che non sono altro che la continuazione di Chianciano … ne sono molto dispiaciuto.
Non ho altro da dire se non che sono coerentemente daccordo con Ritanna Armeni, la quale non è in malafede, ma che come me, da quando si è tentato tutti assieme di cercare di rifondare il comunismo abbiamo pensato che fosse legittimo se non necessario rimetterci in discussione e far piazza pulita di immagini e visioni che questo passato si portava appresso, invece, negli ultimi anni si sono avuti solo paletti identitari per impedirne la svolta e l'innovazione che ne conteneva.
Per quanto riguarda a chi ha ucciso rifondazione, chiedetelo a chi si è arrocato in quelle famose quattro mozioni per superare e sconfiggere quella maggioritaria di Nichi Vendola!
…Bertinotti e Sansonetti ma anche Vendola hanno dichiarato di ritenere che "questo comunismo non rifondato" è acqua passata, e che per questo motivo, che rimane un riferimento culturale e non un modello da seguire
Punti di vista compagni…?
Hola
…io spero sempre in un cambiamento identitario per riprendere il cammino interrotto!
se, (solo per farti accettare da chi scioccamente diffida di te) cammbi identità.. tradisci te stesso, e se non hai colpe ne vergogne da nascondere direi che è una scelta o suicida o ipocrita
Ma quale cambiamento?
La mia identità è la stessa da sempre, non ho nulla di cui vergognarmi e trovo alquanto insultante gli aggettivi accennatomi.
Le mie scelte non hanno mai subito cambiamenti...altri purtroppo lo hanno fatto...da rifondazione nessuna rifondazione, questa è la verità...ipocresie e falsità vadano quindi ricercate altrove!
quante copie di LIBERAZIONE si vendono nei centri commerciali? Credo nessuna xchè nei cc tutti leggono a sbafo(almeno fosse letta)ma le copie arrivano comunque lasciando sguarnite le rivendite. Dal Carlo,ad esempio la trovo solo di sabato e la domenica quando non viene fatta la diffusione dal ns circolo.Da ex giornalaio posso affermare che la distribuzione locale della stampa lascia molto desiderare in
caro Franco è evidente che non sei in discussione tu..ma se ammetti che non ci si dovrebbe vergognare di nulla allora.. che senso ha il cambiamento a cui tanto accennate ?...cosa dovremmo cambiare che già non abbiamo cambiato ?.. per caso siamo per l'istaurazione di un regime che priva il popolo della libertà ? chiediamo la pena di morte per i dissidenti ? vogliamo espropriare la proprietà privata ? non so.. è questo l'imbarbarimento, il passo indietro che ci continuate a rinfacciare.
se per voi cambiare significa accettare le regole di questo sistema e cercare di "lavorare" con chi non è disposto a metterle in discussione ma nello stesso tempo dichiara d'essere oppositivo.. non ci possiamo stare, se l'idea della grande sinistra unita (altro che senza aggettivi) prevede l'inglobamento di "forze" soft-liberiste che costruiscono il nuovo mondo con i mattoncini che il potere gli lascia usare.. non ci stiamo.
RIFONDAZIONE rifonda il partito comunista, lo rifonda nell'essenza mantenendone l'etica come modello.
non esiste un altra ARCOBALENO e chi ancora ci crede finge. questa classe politica va smantellata e con loro il sistema che la regge.. la nostra ex dirigenza ha perso, come minimo si deve mettere in discussione PUNTO !
Rifondazione da quando si è formata si era posto un obiettivo: RINNOVARSI ecco la ragione di questo aggettivo usato, ma al contrario di quello che tu/voi continuate a diffondere glielo avete impedito, fatto è che dal febbraio 1991 questo nostro partito si chiama ancora con lo stesso nome RIFONDAZIONE.
Sinceramente penso che ci sia più di un passo indietro oggi in rifondazione...basta leggere la posta di Liberazione con interventi da veri soviet per chi la pensa diversamente da loro.
Divulgare di continuo che io/noi ci sposiamo con i soft-liberal, che flirtiamo con i nuovi neo conservatori e che accettiamo qualsiasi regola che il sistema ci impone,...beh questo è un falso.
Caro Nino, io/noi lo sappiamo bene e da sempre che viviamo in una società piena di disparità e molto spesso di diritti negati, non abbiamo mai smesso di volerla cambiare, ma il cambiamento purtroppo per te/voi/me/noi avviene con delle regole gia prefissate e che devono essere rispettate, o questo cambiamento si ottiene con il consenso politico o con la rivoluzione, io/noi, abbiamo scelto il consenso politico e se questo oggi non c’è, le ragioni vanno ricercate diversamente dalla solita propaganda inconcludente…perché questa non giova a nessuno.
Hola
L’analisi riportata dall'articolo di Ritanna Armeni è molto significativa ed è esattamente quello che oggi rifondazione rappresenta, non si fa innovazione celebrando il passato, io la vedo così, auguri
Sergio
mha... mi piacerebbe che si riportasse una dichiarazione di qualcuno degli attuali vertici.. in cui SI CELEBRASSE IL PASSATO.
devono essermi sfuggite tutte.
a meno che voi non pensiate che il futuro e l'oggi debbano contemplare una presa d'atto che il lavoro deve essere precario perchè non si può fare diversamente, che le pensioni debbano essere da fame.. (del resto abbiamo già controfirmato un programma sul wellfare che lo determina), che gli stipendi debbano essere privi di dignità perchè non si può avere tutto dalla vita e che le morti sul lavoro siano un effetto collaterale del PROGRESSO, e che queste nefandezze vadano combattute con dialettica, incontri,compromessi e rispetto delle regole che il sistema malato che viviamo ci ha imposto..
se il passato è ritornare ad organizzare una lotta consapevole e sopratutto affiancare chi lotta.. dando un esempio di disponibilità in prima persona.. bhe allora siamo antichissimi
nino
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